In parte per colpa dei media e dei politici stessi che hanno usato la parola ‘deal’ o ‘trattato’ troppo facilmente esiste molta confusione su quello che sta succedendo o potrebbe succedere.
Per avere un trattato di scambio con la UE (deal o trade deal) il Regno Unito deve uscire dalla UE con un Withdrawal Agreement o accordo di uscita che è il documento che è ora in Parlamento.
Foto: @JJFarquitectos via Twenty20
Questo documento non è un deal, parla solo di come potrebbe essere un trattato a grandi linee ma questo trattato ancora non esiste. I vari importatori italiani che esultano che ora sono a posto, sono un po’ prematuri nella loro gioia.
Per questo abbiamo un periodo di transizione, dopo l’uscita dalla UE, per permettere al Regno Unito e UE di decidere il trattato di libero scambio. Il periodo di transizione significa che tutto rimane come prima per evitare il grande scossone del no deal.
Ci sono però delle grosse incognite, prima di tutto il periodo di transizione che doveva essere di quasi due anni ora è poco più di un anno visti tutti i ritardi e tutti gli esperti affermano che non è possibile fare un trattato tanto vasto in così poco tempo.
Ciò significa che il primo ministro britannico deve chiedere un’estensione al periodo di transizione entro il 1 luglio, sempre ammesso che il suo accordo passi. Boris Johnson ha dichiarato in diverse occasioni che non intende chiedere nessuna estensione. Ora sarebbe costretto a farlo perché non ha la maggioranza in Parlamento ma nel frattempo ci sarebbero quasi sicuramente elezioni e i sondaggi dicono che Johnson vincerebbe una maggioranza di 60 deputati, abbastanza per fare quel che vuole.
Il problema di fondo è che Boris Johnson e altri ministri al governo hanno detto diverse volte in passato che preferiscono uscire senza deal. Infatti qualsiasi trattato con la UE richiederebbe di mantenere un minimo di standard europei per quanto riguarda la sicurezza, alimentazione, diritti dei lavoratori e altro. Molti ministri al governo ora hanno il desiderio di fare, se non un paradiso fiscale, un paese con pochissime regolazioni e quindi certe leggi ambientali e del lavoro della UE vanno strette.
Per concludere anche se passa il Withdrawal Agreement attuale il pericolo di un no deal esiste ancora. Il Parlamento ha ancora tempo per cambiare il WA e aggiungere una clausola che obbliga il Primo Ministro a cercare un’estensione ma di questo ancora non abbiamo certezze.
La cosa è indubbiamente preoccupante per tutti gli europei residenti ora in UK che in questo caso perderanno diritti. Il settled status assicura a molti ora il diritto a rimanere, ma tutti gli altri diritti, come accesso a servizi pubblici, lavorare, avere la pensione possono essere cambiati in qualsiasi momento in caso di no deal.
Se vi stupite, dovete sapere che un comitato parlamentare ha votato a favore di togliere il diritto di lavorare in proprio o di avere una società, in caso di no deal a tutti gli europei ora residenti (anche se hanno il settled status). Questo toglierebbe diritti e potenzialmente anche il lavoro a migliaia e migliaia di europei in UK. La legge è passata mercoledi 23 ottobre.
La promessa che tutti i diritti dei cittadini europei sarebbero rimasti uguali in qualsiasi caso non è stata mantenuta.