Oggi è il giorno del Grand National, all’evento di oggi sono attese proteste da centinaia di animalisti e non è certo la prima volta che il Grand National viene contestato.
Il Grand National è una corsa di cavalli National Hunt che si tiene ogni anno all’ippodromo di Aintree vicino a Liverpool. La corsa è stata disputata per la prima volta nel 1839, ed è diventata nel tempo l’evento più prestigioso dell’ippica europea, con un montepremi di 1 milione di sterline nel 2017. Ma dietro questo affascinante spettacolo si nasconde un mondo di crudeltà e sofferenza per gli animali che vi partecipano.
La crudeltà della corsa
Il Grand National è una corsa a ostacoli con handicap su una distanza ufficiale di circa 4 miglia e 2 stadi e mezzo (4 miglia 514 iarde o 6,907 km), con cavalli che saltano 30 staccionate in due giri. Il percorso su cui si svolge la gara presenta recinzioni molto più grandi di quelle che si trovano sulle tradizionali piste di National Hunt. Molte di queste recinzioni, in particolare Becher’s Brook, The Chair e Canal Turn, sono diventate famose a pieno titolo e, combinate con la distanza dell’evento, creano quella che è stata definita “l’ultima prova di cavallo e cavaliere”.
Ma quale è il prezzo che pagano i cavalli per questa sfida? Durante la corsa, gli animali sono costretti a saltare ostacoli alti e pericolosi, spesso provocando cadute, fratture e lesioni gravi. In molti casi, i cavalli muoiono sul campo, sotto gli occhi del pubblico e degli addetti ai lavori. Nel 2021, ad esempio, un cavallo di nome Houx Gris è morto dopo essere caduto su una recinzione durante la corsa.
L’ipocrisia dei difensori dell’ippica
Nonostante la drammaticità degli eventi che si verificano durante il Grand National, ci sono ancora molti difensori dell’ippica che giustificano la corsa come una tradizione e uno spettacolo di grande fascino. Ma quale giustificazione può esserci per la sofferenza degli animali? L’ipocrisia di questi difensori si manifesta quando si scopre che molti di loro si oppongono al bullfighting o alla caccia della volpe, denunciandoli come pratiche barbare e inutilmente cruente. Ma qual è la differenza tra queste attività e il Grand National? Tutte e tre implicano la crudeltà e la morte di animali per il piacere degli esseri umani.
Il business dell’ippica
C’è poi l’aspetto economico del Grand National. Si stima che da 500 a 600 milioni di persone guardino la gara in oltre 140 paesi, generando un’enorme quantità di denaro per gli organizzatori e i partecipanti. I cavalli che partecipano alla corsa sono spesso sfruttati al massimo, costretti ad allenamenti estenuanti e a condizioni di vita al limite della sopportabilità. Sono costretti a correre nonostante le loro condizioni fisiche e le lesioni pregresse, senza alcuna considerazione per il loro benessere. E quando non sono più in grado di partecipare alle gare, spesso vengono abbattuti o venduti a chi non ha alcun interesse per la loro salute o il loro benessere.
La responsabilità dell’industria dell’ippica
L’industria dell’ippica ha una grande responsabilità nei confronti degli animali che partecipano al Grand National e ad altre gare di cavalli. Deve garantire che gli animali siano trattati con rispetto e cura, e che la loro salute e il loro benessere siano la priorità assoluta. Allo stesso tempo, deve anche essere disposta a mettere in discussione le proprie pratiche e a cercare modi più umani ed etici per svolgere la propria attività.