Su un’isola nel mezzo di un lago a St James’s Park si trova una piccola casa, forse non l’hai mai notata ma facci caso. La cosa strana di questa isola chiamata Duck Island ovvero isola dell’anatra è che il cottage si chiama Duck Cottage e qui abitò il poeta Stephen Duck.
Nel diciottesimo secolo ci abitò Stephen Duck, noto anche come il poeta trebbiatore. Il nome si riferiva alla sua migliore poesia, The Thresher’s Labour, ovvero il lavoro del trebbiatore che si ispirava al suo umile background di bracciante agricolo. Il poeta si chiamava Duck davvero e quindi si tratta di una coincidenza, l’isola aveva questo nome dai tempi di Enrico VIII quando la zona di St James’s Park era una riserva di caccia e l’isola era piena di anatre.
Il re Carlo II decretò che il terreno dovesse essere adibito a parco e fu costruita un’esca per la nidificazione degli uccelli. Il re creò la carica di governatore di Duck Island per occuparsene.
Nel 1771 l’isola fu spazzata via. Passò un altro mezzo secolo e nel 1827 il parco fu ridisegnato e Duck Island tornò alla ribalta.
Nel 1840, la Società Ornitologica di Londra chiese il permesso di costruire una casa sull’isola come residenza per un custode di uccelli. Duck Cottage è stato costruito. Per un po’ è diventato un punto di riferimento popolare nel parco, ma in seguito è scivolato nell’oscurità. Dal 1900 al 1953 fu occupata da un Bird Keeper ufficiale, ma abbandonata nel 1953. È stato ristrutturato e ampliato nel 1959 e completamente restaurato nel 1982. Oggi, Duck Cottage è di proprietà del London Historic Parks and Gardens Trust, che si occupa principalmente della protezione e della valorizzazione di St James’s Park.
L’inizio della famosa poesia di Stephen Duck.
Which to her Patron’s Hand the Muse conveys,
Deign to accept: ‘Tis just she Tribute bring
To him, whose Bounty gives her Life to sing;
To him, whose gen’rous Favours tune her Voice;
And bid her, ‘midst her Poverty, rejoice.
Inspir’d by these, she dares herself prepare,
To sing the Toils of each revolving Year;
Those endless Toils, which always grow anew,
And the poor Thresher‘s destin’d to pursue:
Ev’n these, with Pleasure, can the Muse rehearse,
When you and Gratitude demand her Verse.